FA RIDERE, MA ANCHE RIFLETTERE
Tre pezzi di genere “demenziale” che fanno ridere ma anche riflettere, di Elio e le Storie Tese, Freak Antoni e Immanuel Casto.
Il riso abbonda sulla bocca degli stolti, diceva il maestro delle scuole elementari. Risus abundat in ore stultorum, dicevano i professori delle medie e delle superiori, rincarando la dose con del severo latino. Quello del riso inopportuno è un tema antichissimo, ma simmetrico nel tempo e soprattutto nell’utilità a un altro tipo di riso, quello satirico.
La comicità dissacrante è uno strumento della comprensione formidabile. Consente di compiere un passo di lato rispetto a una situazione problematica, per poterla osservare criticamente e analizzarne i dettagli con lucidità.
In questo articolo prenderemo in esame 3 pezzi che fanno ridere ma anche riflettere. I primi due rientrano a pieno titolo nel genere del rock demenziale: il primo in particolare ne è un esempio peculiare, mentre l’autore del secondo è proprio l’inventore della definizione dell’intero genere. Il terzo è una boutade scritta da una delle persone con QI certificato più elevato in tutto il Paese.
1. PARCO SEMPIONE – ELIO E LE STORIE TESE
Ma ecco che nella seconda metà del pezzo viene fuori la soluzione geniale: radere al suolo i boschi cittadini. Un fatto, appunto, realmente accaduto e che Eelst citano esplicitamente nelle ultime strofe del pezzo. Parliamo infatti dell’ex Bosco di Gioia, un’area verde in zona Porta Garibaldi/Gioia che adesso verde non è più e ospita Palazzo Lombardia. Su quel pezzo di terreno, originariamente di proprietà di una ricca signora milanese, fin dal 1820 venivano commercializzate e anche prodotte frutta e verdura prima, con lo stabilimento ortofrutticolo della famiglia Longone, fiori e piante poi, nel vivaio del floricultore Fumagalli. A causa di una serie di disgraziati passaggi di proprietà, speculazioni e dissennati cambi di piani regolatori, tra il 2000 e il 2001 il vivaio Fumagalli venne sfrattato per fare spazio agli edifici della Regione, ma le piante rimasero e nel giro di un paio di anni diedero vita a quello che i residenti della zona chiamarono Bosco di Gioia, una fitta area verde di 12.000m2 con una grande varietà di piante provenienti dall’antico vivaio. I piani di Comune e Regione per la zona, però, erano chiari: bisognava radere al suolo e gettare cemento, per questo motivo per tutto il 2005 si mobilitarono cittadini e artisti milanesi, tra cui appunto Elio e le storie tese, ma anche Dario Fo e Milly Moratti, raccogliendo firme, protestando, facendo sciopero della fame (“niente cibo per Rocco Tanica”), purtroppo invano.
Il 27 dicembre 2005, approfittando anche dell’assenza di molti cittadini che erano fuori città per il ponte natalizio, cominciarono i lavori di disboscamento e del Bosco di Gioia si persero le tracce, salvo poi evocarne il pallido ricordo con la costruzione del Parco Biblioteca degli Alberi, nato sulla scia della rigenerazione urbana avviata in occasione dell’Expo 2015 e, di fatto, a vedersi, un prato basso e ad alto costo di mantenimento tra il polo finanziario di Gae Aulenti e il Palazzo della Regione.
2. FELICE LICHENE – FREAK ANTONI E PATRIZIO FARISELLI
“Oggi farsi lichene Conviene.
Non c’è modo di evitare che la vita ci frantumi ci addomestichi e consumi Che fatica questo circo!
Caro Iddio ho una richiesta posso avere un’altra prova (?) un’esistenza di riserva (?) (Sto bene sto bene sto beneeeee mamma Non ho più l’esaurimento nervosoooo)”
3. DEEPTHROAT REVOLUTION – IMMANUEL CASTO
È il pezzo con l’intro più rock e il video più goth di tutto il repertorio di Immanuel Casto, al secolo Manuel Cuni, e si inserisce nel genere dance elettronico. Lo scenario è un “mondo di disagio” dominato dalla guerra, rappresentato da uno skyline industriale, un liquido denso (petrolio? sangue?) che cola sulle persone e pratiche erotiche sadiche. La soluzione del Casto Divo passa semplicemente attraverso il sesso orale praticato senza rimorsi e anzi rivendicandone il valore sovversivo, tra l’altro evocando il gesto dell’headbanging:
“vado su e giù con la mia testa
ma il mio è un gesto di protesta”
Deepthroat Revolution è una boutade perché naturalmente la soluzione proposta è paradossale, ma si inserisce in un quadro artistico coerente, dove i pezzi sono tutti politicamente scorretti, volutamente provocatori e, ancora più paradossalmente, attirano l’attenzione di politici e opinionisti. Forse perché toccano temi attualissimi (orientamento affettivo e omofobia, idolatria del corpo e dell’apparenza, social media), forse perché il più delle volte si procede per quartine a rime baciate che si fa presto a memorizzare, ad ogni modo l’ironia è subito palese. Ogni strofa va ascoltata con l’idea di assistere a uno sfavillante dramma teatrale in cui il pubblico, invece che stare seduto, balla senza freni, dove l’estetica è deliberatamente esagerata e nessuno, proprio nessuno, si sente escluso.
Guardare un video o assistere a un concerto di Immanuel Casto è un’esperienza divertentissima in cui però il protagonista non ride quasi mai, è anzi serissimo proprio come i migliori attori comici all’opera. Manuel Cuni è, infatti, cantante, attore di teatro, autore di giochi da tavolo e attivista. Il suo primo gioco di carte Squillo è oggi un tale cult che, negli anni successivi al rilascio del 2012, ne sono state prodotte 5 espansioni. Dal 2019 al 2023 è stato eletto presidente dell’associazione Mensa, divisione italiana, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che include il 2% della popolazione mondiale con il più alto Quoziente Intellettivo.
Il Casto Divo quindi si fa prendere molto sul serio e in numerose occasioni ha spiegato perché il suo è proprio un bisogno fisiologico di serietà, di affrontare determinate tematiche con un metodo preciso, che sia il ragionamento logico o il genere satirico: dopo svariati tentativi di inquadrare il suo spettro comportamentale, che alcuni medici consideravano autistico se non segno di ritardo, ha ricevuto una diagnosi di neurodivergenza. Il cervello del Divo, insomma, non funziona secondo schemi consolidati (considerati “tipici”) ma apprende, elabora e gestisce le informazioni in un modo tutto suo, offrendone i dolci frutti al suo pubblico.
Valeria Iubatti