“Flash” Beck – addio a Jeff Beck, una nuova stella nel cielo del rock eterno

Jeff Beck, icona degli anni ’60 e chitarrista tra più influenti della storia musicale di tutti i…

Jeff Beck, icona degli anni ’60 e chitarrista tra più influenti della storia musicale di tutti i tempi, se ne è andato troppo presto e senza avvertire le intere generazioni di chitarristi che ha ispirato.

Nato a Londra nel 1944 e inserito nella Hall of Fame come membro degli Yardbirds (in cui entrò per sostituire l’ex chitarrista Eric Clapton), nei primi anni ’90 Jeff disegnava partiture per la sua Stratocaster, sempre taglienti e di una qualità sincera e pura. Perché puro era il suo talento, così espressivo da non aver bisogno della voce: del resto, chi saprebbe riconoscere la sua voce prima di un suo assolo? Ed è proprio grazie a questo “silenzio” che nei primi anni’90vennenuovamente inserito nella Hall of Fame, questa volta come artista solista.

Johnny Depp e Jeff Beck

Raccontò di aver costruito la sua prima chitarra quando aveva quindici anni, imparando così lo strumento dalla sua genesi, come a voler diventare un tutt’uno con esso e scivolare tra le corde che disegnavano sonorità variegate, capaci di andare dall’heavy metal al jazz.Jeff aveva il potere di incanalare la musica dall’etereo attraverso la sua tecnica unica e la sua creatività senza limiti: capacità camaleontiche di cui è testimone anche l’ultimo album che ha pubblicato con l’attore Johnny Depp, nell’estate del 2022.

Il chitarrista britannico, però, diventa celebre principalmente grazie al suo progetto più famoso: The Jeff Beck Group, che comprendeva anche la superstar Rod Stewart. Dopo cinque anni di quasi completa inattività, Beck aveva deciso di provare qualcosa di nuovo rispetto al suo sound tipico.

Iniziò così dalla copertina dell’album “Flash”, da molti criticato e quasi demonizzato, ma in realtà semplicemente non compreso dai più. Nella copertina dell’album, il chitarrista è ritratto come una star alla moda degli anni Ottanta. E di anni ’80questo disco è pieno: drum machine, sintetizzatori hi-tech e tutta quell’elettronica a tratti anche un po’“kitsch” che stende perfettamente il tappeto sonoro identificativo di quell’epoca.

Il successo più commerciale dell’album è la cover di “People Get Ready” di Curtis Mayfield, in cui Beck arriva ad un assolo profondo e commovente, decisamente riconducibile allo stile del suo amico Eric Clapton. In “Back On The Streets”, unica canzone scritta dallo stesso Beck, c’è tutto l’heavy metal cotonato e spaziale degli anni ’80. Questo fu l’unico testo non scritto da Nile Rodgers, il suo produttore, che partecipò alla stesura della maggior parte dei testi dell’album, ma nella parte musicale di questo lavoro Jeff è ovunque: tutti i suoi assoli sono decisamente brillanti e danno vita a un lavoro di chitarra solista di una qualità mai sfiorata dalle band degli anni Ottanta in voga in quel momento. In questo disco odiato dai puristi, si prende la scena una traccia che diventa completamente strumentale, “Escape”, che contiene un assolo capace di mandare letteralmente in crisi le coscienze. In “Ambitious” e “People Get Ready”, Beck rinuncia addirittura alla sua Fender Stratocaster a favore di una Jackson Soloist, un evento che rimase più unico che raro.

“Flash” è un album prodotto per essere un’incursione nella musica pop e con l’obiettivo di incastonare quel suono in quel determinato momento storico. Lui stesso, in un periodo molto triste della sua vita, mosse violenti accuse ai produttori, definendo questo album “un gioco della casa discografica”. Un esempio della deriva commerciale fu il video della traccia “Ambitious”, che ebbe una notevole rotazione su MTV poco dopo l’uscita dell’album grazie a una tendenza in voga all’epoca, quello di includere una serie di apparizioni cameo all’interno del video stesso.

Che piaccia o no,“Flash” ha stimolato e innescato un processo creativo dell’artista che lo ha portato a farsi apprezzare anche in quegli ambienti in cui la tecnica e le classiche sonorità rock& blues non erano poi così indispensabili. Quello che è certo, è l’immenso vuoto chela scomparsa di Jeff Beck lascerà, non solo a chi già lo ascoltava Jeff, ma soprattutto a chi non ha avuto modo di conoscerlo, come le nuove generazioni, che ora dovranno fare uno sforzo in più: quello di andare oltre la mera comprensione terrena, non solo della tecnica musicale, ma anche e soprattutto della capacità visionaria di creare partiture che hanno reso unico il rock fino al 10 gennaio 2023.

Angelo Rendine

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