Gothic Temptation – Il fascino delle ombre nel gothic rock e nel gothic metal

I Within Temptation tornano con il nuovo album Bleed Out e, il prossimo anno, con un tour…

I Within Temptation tornano con il nuovo album Bleed Out e, il prossimo anno, con un tour che approderà anche in Italia, a dicembre. Pionieri del gothic metal, la band olandese ha dimostrato una notevole – e a volte controversa – capacità di adattamento alle tendenze più moderne della musica. Rimane, però, fra i principali riferimenti per molti giovani artisti che, affascinati dalle sonorità e dall’estetica gothic, mirano a ricreare le atmosfere più cupe tipiche del genere.

Ma è necessario rivivere i tratti tipici del gothic rock e del gothic metal, ritrovandoli nell’immaginario oscuro e a tratti sognante e nel sentire nostalgico in cui molti sembrano ritrovare una risonanza.

Filippo Zago su Flickr

Enter e il debutto dark dei Within Temptation

Nel 1997, un anno prima che i Lacuna Coil debuttassero in Italia con In A Reverie e che i norvegesi Theatre of Tragedy pubblicassero il loro Aegis, in Olanda i Within Temptation si apprestavano a entrare in scena con un album rimasto forse troppo in ombra nella discografia
della band.

Enter è il primo lavoro del gruppo e quello che più di tutti avvolge l’ascoltatore in suggestioni malinconiche e sognanti tipiche del gothic metal. A ricreare l’atmosfera dark sono vari elementi: il timbro angelico di Sharon den Adel, insieme alle orchestrazioni e al pianoforte, si contrappone in maniera netta, ma armoniosa, al growl e alle chitarre cupe di Robert Westerholt. Il contrasto che prende vita dall’alternarsi di sonorità così diverse è un marchio di fabbrica del gothic metal, soprattutto con voce femminile. Il duetto “Beauty and the Beast” crea un’interazione dinamica fra due personaggi, il bene e il male, due opposti dell’animo umano, che tuttavia sono uniti in un unico dialogo. Due interpretazioni vocali distanti, ma vicine nell’esprimere malinconia, tristezza, nostalgia.

Ma la musica gothic è anche un lavoro di introspezione, aspetto che traspare in maniera inequivocabile dai testi. I temi lirici, infatti, di queste band – certo un’eredità del gothic rock anni ’80 – derivano in realtà dal Romanticismo. Molti sono i riferimenti alla letteratura e si percepisce una spiccata affinità con la natura che, come in molte opere dell’Ottocento romantico, diventa lo specchio delle emozioni dell’io lirico.
I “mille inverni” di Candles e la “fredda oscurità nel buio della foresta” di Pearls of Light sono pertanto ritratti di un’interiorità sofferente e nostalgica. Nell’ascolto dell’album ci troviamo circondati da alberi fitti, immersi in una magia a tratti oscura e a tratti benefica. Sembra di essere al centro di un vero e proprio santuario, con la luce che filtra centellinata dagli alti tronchi. È senza dubbio il timbro soave di Sharon den Adel a rischiarare lo scenario: limpida come la rugiada e morbida come la tenue luce del mattino, la voce ci guida in una reverie densa di emozioni. Il contrasto tra la voce e il resto della composizione mette in risalto i timbri angelici femminili, che si adagiano sulla musica massiccia. Come tele dipinte, la musica gothic è permeata da atmosfere che ricordano facilmente i quadri del Romanticismo. I toni non sono infatti mai troppo “saturi”. La sovrapposizione fra suoni cupi e leggiadri ha il potere di evocare scenari torbidi e onirici, mai eccessivi, mai destabilizzanti. Tanto per intenderci, non si può certo associare un brano di musica gothic a un dipinto espressionista!

Susie Barstow, Kaaterskill Creek, 1870

Ritornare agli albori dei Within Temptation è utile per delineare i tratti tipici di queste sonorità. Le espressioni del gothic rock e del gothic metal sono però diverse. Se da un lato band come i Tristania, i Draconian e i Nightwish – seppur con il loro carattere più imponente, sintomo di un’ispirazione nettamente sinfonica – ci hanno abituato a sonorità cupe e a voci cristalline, il gothic metal non è solo questo. Il che non sorprende, se si pensa a quante tecniche si possono utilizzare per dipingere un quadro dall’aria nostalgica.

Ad accompagnarci in un mondo di ombre sono infatti anche voci maschili profonde, baritonali, come quelle di Fernando Ribeiro dei Moonspell o di Chris Harms, leader dei tedeschi Lord of the Lost. Per tornare ai pionieri del genere, occorre citare la band che con il suo Draconian Times ha segnato tutto il panorama gothic metal. I Paradise Lost iniziano come gruppo heavy metal con influenze death, ma a partire da Gothic nel 1991 si avvicinano a sonorità più dark. È però curioso notare come già dal loro inizio presentino un chiaro riferimento alla letteratura, in particolare a un’opera che ha ispirato molti autori gotici, prendendo in prestito il nome dal celebre Paradiso perduto di Milton. 

Nel mondo del rock, poi, il gothic si è infiltrato in diversi sottogeneri del metal, primo fra tutti il black. I Cradle of Filth hanno mostrato fin da subito una significativa attrazione verso i personaggi principali dell’universo gotico, facendo dei vampiri in particolare delle figure ricorrenti nella loro discografia. 

Le ambientazioni oscure e i temi introspettivi sono infatti l’essenza del gothic rock. La musica dark è un inno nostalgico, un anelare senza pace che risuona molto con la Sehnsucht romantica. Il termine “gotico” designa originariamente un popolo teutonico, ma viene esteso a tutto ciò che è considerato “barbarico” nel Rinascimento, periodo in cui vige il ritorno al classicismo e un’imposizione molto rigida della norma. 

A metà del Seicento prende piede il movimento noto come “Gothic Revival”. Si ritorna, cioè, all’architettura gotica, compresi castelli e alte cattedrali, che – un secolo dopo – diventano le ambientazioni principali dei romanzi gotici. Nella musica, sono invece gli anni ’70 che vedono sorgere il gothic rock, un genere ispirato a temi e figure oscure, come la morte e i vampiri. Non a caso questo sottogenere prende forma dal post-punk, come si avverte nella hit Boys Don’t Cry dei The Cure e in Lucretia My Reflection dei Sisters of Mercy. Il gothic rock identifica così un nuovo tipo di reietti. Dopotutto, anche Dracula è un diverso in una società che non lo accetterà mai. 

I “ribelli” del gothic rock non cercano la rivoluzione, ma piuttosto una possibilità di esprimere una personalità e un gusto lontani da ciò che viene etichettato come buono o normale. Proprio come gli autori dei romanzi gotici che subivano il fascino delle barbariche cattedrali gotiche, dunque, i figli della notte amano il non amabile, vivono quando si dovrebbe dormire e parlano di temi che dovrebbero rimanere nell’ombra alla quale appartengono.

deepskyobject su Flickr

Il gothic rock e il gothic metal aprono uno spiraglio per chi non trova un corrispettivo nella cultura dei media, dando vita a un’estetica dai toni cupi e dalla sensibilità struggente. Pur sviluppatisi in decenni diversi, i due sottogeneri del rock danno spazio a figure mostruose che, proprio come le tetre cattedrali gotiche, risultano raccapriccianti alla massa, ma sono gli unici porti sicuri per chi a quella massa non appartiene. Se negli anni ’80 il gothic rock dava voce a una generazione di outsider, il gothic metal anni ’90 ripropone una nostalgia romantica che fa prevalere il sentimento, il sogno e la natura nell’eterna lotta con la ragione, la realtà e il progresso tecnologico. Non è forse un caso che molte band gothic metal, fra cui gli stessi Within Temptation, si siano mosse verso sonorità più aggressive e l’elettronica come se, dalla reverie romantica, fossero passate alla distopia fantascientifica. 

La musica gothic risulta come un canto per sfuggire a una modernità che non ha molto da offrire, trovando conforto nell’oscurità da un lato e in un passato fantastico dall’altro. Navigando tra sonorità cupe e una malinconia insaziabile, il gothic rock e il gothic metal ci propongono sinergie inimmaginabili, sfidando la nostra percezione del bello e del piacere. In qualsiasi forma, il gothic è la sinfonia del sublime, che spaventa e ammalia al tempo stesso.

Stefania Martini


Fonti
Longueil, Alfred E. (1923), “The Word ‘Gothic’ in Eighteenth Century Criticism” in Modern Language Notes, Vol. 38, No. 8, pp. 453-460. Link: https://www.jstor.org/stable/2915232  

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