Marilyn Manson e John 5 Holy Wood

Holy Wood: L’opera di Manson e JOhn 5

Holy Wood è il primo album che Marilyn Manson scrive insieme al chitarrista John 5. Fra violenza e critica sociale, è un’opera rock che va ben oltre la violenza apparente.

Marilyn Manson – nome d’arte di Brian Hugh Warner – è senza dubbio una delle figure del rock più controverse. Il suo nome è conosciuto anche da chi non ascolta la sua musica e non si spinge oltre l’immagine provocante e scioccante con cui si è da sempre presentato al pubblico. Immagine che sembra aver avuto l’effetto desiderato, se fin dagli esordi è stato chiamato nei programmi televisivi americani a scontrarsi con “la gente per bene”. La figura del mostro cattivo è andata anzi ben oltre, quando gli è stata imputata la colpa di aver istigato un atto di terrorismo.

Il 20 aprile 1999 due studenti della Columbine High School, in Colorado, si fanno protagonisti di una sparatoria che provoca 13 morti e numerosi feriti e che culmina con il suicidio dei due. Dal momento che i carnefici avevano un profilo non dei più rosei, tra fascino per il goth, video games e una passione proprio per la musica di Marilyn Manson, i media hanno trovato subito in quest’ultimo un capro espiatorio contro cui puntare il dito per la figura e la musica tutt’altro che rassicuranti.

Manson risponde con il silenzio fino a quando, oltre un anno dopo, ricompare sulla scena con uno dei suoi album più riusciti, Holy Wood (In the Shadow of the Valley of Death). Pubblicato a novembre del 2000, l’opera non solo tratta i temi della violenza e dell’evoluzione dell’uomo “da scimmia ad arma da fuoco”, ma è anche il primo lavoro che conta alla scrittura il chitarrista che ha lasciato il segno sulle sonorità del nostro Manson: John 5

John 5 Holy Wood
Shutter 16 Magazine su Flickr

John William Lowery inizia la sua carriera come session guitarist a Los Angeles, dove fa subito incontri molto importanti: conosce Rudy Sarzo, bassista dei Whitesnake, e Bob Marlette, producer di Alice Cooper, Tracy Chapman, Rob Halford e dei Black Sabbath. Con quest’ultimo, Lowery inizia una collaborazione che lo porta a realizzare colonne sonore cinematografiche, nonché soundtrack per programmi tv e spot pubblicitari.

Mentre continua a suonare con artisti di un certo spessore come Rob Halford (con cui forma la band 2wo) e Trent Reznor, Lowery si propone come chitarrista in sostituzione di Zim Zum, che aveva da poco lasciato la band di Marilyn Manson. Siamo nel 1998 e le registrazioni di Mechanical Animals sono da poco concluse. Lowery convince Manson, che gli attribuisce il nome di John 5 prendendo ispirazione dal quinto capitolo del Vangelo di Giovanni.

John 5 inizia quindi a suonare con Marilyn Manson nel tour di Mechanical Animals e rimarrà con la band fino al 2004. Le cause della separazione non sono chiare ma, sebbene i media si siano lasciati andare a diverse speculazioni, sembra che in realtà la decisione sia stata del tutto pacifica. Ad oggi, John 5 ha all’attivo un progetto solista ed è il chitarrista dei Mötley Crüe. Va ricordata però la sua collaborazione con Rob Zombie, sia come chitarrista della band sia come compositore della colonna sonora per il lungometraggio Le notti di Salem (2012).

marilyn manson

Tornando a Holy Wood, va detto che l’album ha sì preso forma dall’attentato alla Columbine, ma si colloca anche alla fine del percorso più ampio che parte da Antichrist Superstar (1996) e prosegue con Mechanical Animals (1998).

In questi due album che hanno cristallizzato la fama di Manson, Brian Hugh Warner affronta i temi a lui più cari: l’idolatria puritana cristiana, che spoglia Gesù di qualsiasi intento rivoluzionario per ridurlo a una mera icona, la rabbia e il rancore che l’individuo prova in una società di facciata che non lo accetta.

Se in Antichrist Superstar viene immortalata l’immagine sacrilega di Manson, che con ineguagliabile maestria fa uso dell’ironia per criticare e farsi beffe del perbenismo e dell’ipocrisia che permeano la cultura americana, in Mechanical Animals viene scossa quella stessa sensibilità borghese con una figura androgina e riferimenti poco celati all’uso di stupefacenti per dissociarsi dalla realtà e annichilire il dolore della solitudine.

Alla fine di questo trittico, Holy Wood è come un prequel di Antichrist Superstar, di cui ritornano i riferimenti alla religione, la scossa di violenza nella musica e nei testi, un suono grezzo e aggressivo, dato anche da scelte di registrazione poco comuni (John 5 racconta di aver registrato sotto la neve e spiega che il suono doveva ricordare le chitarre anni ’70, con poche sovraincisioni e una vibe old school).

Prima di diventare l’Anticristo superstar, il protagonista della storia – Adam – tenta di trovare il suo posto nel mondo ma, dopo essere stato colpito più volte e aver smussato i tratti più spinosi della sua persona per entrare a far parte della società, scopre che ad attenderlo c’è solo altra repulsione.

Il risentimento che il rifiuto lascia in Adam è benzina per la rivoluzione. Come dice Warner in un’Intervista, “if you treat others like they are worthless, they will treat others like they are of no value as well”. E così Adam abbraccia la violenza come unico antidoto alla solitudine, rifiutando di essere “schiavo di un dio che non esiste” e “di un mondo cui non importa nulla” (The Fight Song). Il tutto dopo che lui e gli altri Disposable Teens hanno tentato di andare bene a quello stesso mondo (“and when we were good, you just closed your eyes”).

La violenza si traduce anche in cinismo rivolto alla condizione umana. L’altro tema al centro di Holy Wood è infatti l’evoluzione dell’uomo: “This is evolution – the monkey, the man, then the gun” – recita ripetutamente Manson in Cruci-fiction in Space.

La violenza ha però una radice nel dolore, quello del sentirsi nessuno. Così, i The Nobodies si sentono sporchi, invisibili, vogliono essere qualcuno e diventare belli, ovvero accettabili. Sanno, però, che affinché gli altri sappiano della loro esistenza, devono morire. A questo punto, la riflessione sulla violenza non è più circoscritta a chi la perpetra, ma anche a chi ne è spettatore. “Some children died the other day / We fed machines and then we prayed / Puked up and down in morbid faith / You should have seen the ratings that day”: con questi versi Manson riflette su quanto la morte faccia audience. Si fa presto a vedere una correlazione con il massacro della Columbine: sì, i due studenti hanno commesso un crimine spaventoso, ma chi è stato incollato alla TV per conoscere ogni dettaglio ed esprimere un giudizio?

Se le parole esprimono al massimo il rancore di Manson, è vero anche che hanno trovato l’abbinamento perfetto con le chitarre di John 5. Riff aggressivi che sembrano uno schiaffo in piena faccia si alternano a momenti di apparente quiete, come se il risentimento covasse di nascosto per poi esplodere in tutta la sua violenza.

Abbiamo poi chitarre acustiche che infondono una profonda tristezza e note centellinate che creano un’atmosfera a dir poco inquietante, realizzate totalmente in analogico. John 5 crea così la colonna sonora perfetta per il declino di Adam, di cui sentiamo il dolore e la rabbia, la voglia di riscatto e l’amarezza per il mondo che lo circonda.

Nato dalla cronaca nera e da una visione critica della società, Holy Wood è la conclusione e l’incipit perfetto della trilogia che ha consegnato Manson alla fama. Le chitarre di John 5 gli fanno prendere vita, così che parole e musica arrivano insieme, dirette e impeccabili nel centrare il bersaglio, ovvero il lato più violento nascosto in ogni uomo della nostra società.

Fonti: 
“Interview: John 5 talks about recording Holy Wood, tuning, & technique”  di Lisa Sharken, in “Manson.Wiki – The Marilyn Manson Encyclopedia”,  https://manson.wiki/Interview:John_5_talks_about_recording_Holy_Wood,_Tuning,_%26_Technique
“John 5 (guitarist)”, in Wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/John_5_(guitarist)

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