Amore, rabbia e follia: tutti i germi degli Afterhours
Nel 1995 gli Afterhours esordivano in italiano pubblicando un album meravigliosamente rumoroso, intenso e irrequieto, un album…
Nel 1995 gli Afterhours esordivano in italiano pubblicando un album meravigliosamente rumoroso, intenso e irrequieto, un album come manifesto del rock nella sua forma più dura: “Germi”.
Gli Afterhours nascono a Milano nel 1986 da un’idea di Manuel Agnelli, colui che tutt’oggi è alla guida di questa band che fu la vera portabandiera, insieme ai Marlene Kuntz, dell’alternative rock italiano e che ancora adesso può vantare di essere tra i gruppi rock più importanti. Con i loro primi album ed i loro testi in inglese riescono a raggiungere un discreto successo negli USA, mentre la loro fama in Italia rimane ristretta ai veri cultori della musica underground.
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Tutto cambia nel 1994 quando, partecipando alla manifestazione Arezzo Wave, si fanno notare proponendo una loro rivisitazione del brano simbolo di Rino Gaetano “Mio Fratello è Figlio Unico”: una versione potente, distorta, entusiasmante. Il successo di quell’esibizione li porta a provare ad incidere un album in italiano. E’ così che nasce “Germi” ed insieme al disco anche un assetto stabile dei membri di una band che negli anni a venire risveglierà i palchi di una nazione fin troppo assopita, almeno per i gusti degli Afterhours (il nome del gruppo deriva dall’omonimo brano dei The Velvet Underground del 1969).
“Germi” fu una piccola grande rivoluzione: non solo per il cambio di lingua utilizzata, ma anche e soprattutto per uno stile, un sound, una potenza, un’esplosività, un’intenzione ed una personalità mai viste e ascoltate prima. Persino la piccola fetta dei fan più storici rimase inizialmente spiazzata per poi capire che avevano a che fare con un disco superbamente pregnante di melodia e rumore, ricco di sperimentazioni e di carica elettrica, un disco maledettamente perfetto che segnò la svolta per Manuel Agnelli & Company.
Si tratta di rock nella sua forma più dura e diretta e, per rendere il tutto ancora più geniale, surreale e a tratti inquietante, i testi furono creati attraverso la tecnica del cut-up (caratteristica che la band manterrà anche nei successivi album): una tecnica letteraria che consiste nel demolire un testo scritto e riformare frasi e concetti dai frammenti di ciò che rimane, il che porta a volte a distruggere il senso della frase, altre volte no.
Punk, post-punk, post-grunge, noise-rock e psichedelia sono solo alcune delle sonorità di questo album che sfugge ad una catalogazione precisa di genere; insieme ad un sound duro ed allo stesso tempo melodico, convivono dei testi oltraggiosi, a tratti poetici ed ironici, cantati a volte con rabbia e disprezzo ed altre volte con delicatezza, ma sempre con estrema passione. Tutti i testi sono scritti da Manuel Agnelli.
Tra i brani della tracklist troviamo quattro pezzi già registrati in inglese negli album precedenti e qua riproposti in italiano (con grande successo) e la già citata cover di Rino Gaetano.
Basta poco più di un minuto alla chitarra distorta della grezza Nadir per introdurci all’interno di questo viaggio incandescente e presentarci Germi, prima perla del disco a base di forza, esplosività e di un iconico ritornello cantato con voce mordace: “inocula il mio germe”. La tetra e cupa Plastilina trasuda un amore malinconico e rabbioso, così come sempre d’amore si parla in Dentro Marylin (già presente in inglese in “During Christine’s Sleep”del 1990) che merita un maggiore approfondimento: poco più di due accordi, una voce ora trascinante, ora disperata, strofe sussurrate per poi esplodere nel ritornello “non c’è torto o ragione, è il naturale processo di eliminazione” con un’estensione vocale di Agnelli mozzafiato, una perfetta canzone rock per semplicità ed espressività ed un vero cavallo di battaglia della band; inoltre questo brano fu scelto e reinterpretato anche dalla grande Mina che volle inserirlo nel suo album “Leggera” del 1997.
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In Siete Proprio dei Pulcini e in Giovane Coglione si può apprezzare la vena sperimentale: la prima rabbiosa e disprezzante (verso i coetanei del cantante), la seconda sussurrata, anestetizzata e ipnotica. Con Ossigeno (già presente in inglese in “Pop Kills Your Soul” del 1993), che è un’altra colonna portante di questo audace lavoro, si ritorna a riassaporare la melodia parlando di amore, quello fisico e carnale. Ho Tutto in Testa Ma Non Riesco a Dirlo è un altro brano strumentale, un po’ folle, che ci porta direttamente a godere di una delle canzoni più coinvolgenti ed orecchiabili del disco, ma anche una delle più richieste durante i concerti: Strategie ha una melodia pop-rock suonata con grande piglio che alterna momenti acustici con altri elettrici e cantata con malizia ed ironia, davvero una canzone irresistibile. Ecco che torna la rabbia e lo spirito più feroce in Vieni Dentro (“Pop Kills Your Soul” 1993) che così canta: “sole bastardo marcisci su di me”. Le successive Posso Avere il Tuo Deserto e Pop (“Pop Kills Your Soul” 1993) sono due momenti meno sperimentali, ma decisamente accattivanti e intensi: la prima ci regala scariche elettriche e colpi di batteria, la seconda invece è di più “facile” ascolto e presenta, in modo furbo e provocatorio, una vera e propria melodia pop, per l’appunto. La versione di Mio Fratello è Figlio Unico è completamente stravolta rispetto a quella storica di Gaetano, il suono distorto dona maggiore enfasi ad una canzone che parla di solitudine ed emarginazione e che già era splendida nella versione originale. Così come era iniziato, il disco si chiude con un’altra follia sperimentale e strumentale: Porno Quando Non Sei Intorno.
“Germi”, così per come è uscito a metà degli anni ’90, è stato un disco di rivolta che ha rotto schemi ed equilibri, qualcosa di nuovo, di spiazzante, ancora mai sentito prima. E’ un disco che trasuda emozioni vere in perenne e precario equilibrio tra rabbia, amore, disagio, follia e dolcezza. Fa parte di quei pochi album che riuscirono a stravolgere il rock tradizionale e a ribaltarne l’essenza.
La voce di Manuel Agnelli, abilissimo compositore e scrittore, è qua in stato di grazia, ma questo sarà soltanto il primo di numerosi e piacevoli casi in cui si può godere della considerevole vocalità e della grande espressività di questo artista.
E gli Afterhours rappresentano ancora oggi, dopo più di 30 anni dai loro inizi, un raro fiore all’occhiello, un prezioso vanto per la storia della musica italiana.
Simone Berrettini