HEAVY LUNGS: BRISTOL MAKES LOVE WITH MEZZAGO
Il post-punk inglese del terzo millennio incendia l’edizione 2025 del festival Distorsioni Meets Bloom.
MEZZAGO (MB), 26 aprile 2025 – Al Boom non servono tante presentazioni. La sua storia e la sua fama fanno parte della memoria collettiva degli appassionati di rock e segnano la storia del genere in Italia per binomi di nomi e numeri che sono come macigni: Nirvana 1989, Nirvana 1991, QOTSA 1998, Sepultura 2003.
Nel 2025, il Bloom è ancora un luogo in cui la musica si respira, si attacca sulla pelle, ti rimane dentro in tutte le forme in cui un essere umano può percepirla. Qui, sembra che si possa suonare ancora “per qualcosa”.
Forse è proprio per questo che gli organizzatori del Distorsioni Fest hanno scelto il Bloom, portando sul palco prima gli Irma, band post-hardcore che si definisce “ad alta Resistenza”, poi La Crisi, storica formazione dell’underground milanese, hardcore fino al midollo, e infine loro, gli Heavy Lungs.
CHI SONO GLI HEAVY LUNGS?
La band viene da Bristol, fa noise-punk dal 2017. Sono in 4 e fanno casino per 8 sia visivamente che acusticamente; il pezzo forte è il frontman, Danny Nedelko. Fisicamente ti ricorda un mix tra Chester Bennington e Maynard James Keenan, si agita come Keith Flint, ma la verità è che Danny è unico. La sua performance ti trascina e non si fa dimenticare. Il suo personaggio ha già ispirato il brano omonimo degli Idles, di cui sembra che la band sia amica, e infatti il sound è affine ma molto, molto più ruvido.
Tutti e 4 gli Heavy Lungs sanno farti sentire vicinissimo a loro e alla loro rabbia post-punk.
IL CONCERTO
All Gas No Brakes è il manifesto della band e anche il primo album vero e proprio, uscito nel 2023. L’espressione descrive un’azione senza freni, un approccio alle cose fatto di pura accelerazione, senza paura di rallentare o di fermarsi. In primo piano quindi, al Bloom, ci sono le tracce Dancing Man, Head Tilter, Do You Think About me?, ma anche brani dall’album più recente, Caviar, uscito quest’anno.
Niente di nuovo sul fronte post-punk a livello di tematiche trattate nei brani – inquietudine, alienazione dalle convenzioni sociali, spinta alla libertà, ma quello che conta con gli Heavy Lungs è il COME. C’è disperazione (tutto il testo di Dancing Man è una sola frase: Some sort of dancing man who dances in my hand), ci sono ironia e riferimenti attualissimi (“Yes chef, oui chef, it never stops”), c’è follia negli occhi e nei movimenti dei componenti della band.
C’è soprattutto una bella maturità musicale, un disordine noise controllato e che non sbava mai. Almeno in senso musicale, perché in senso letterale, invece, nel live degli Heavy Lungs sbavare è una cosa che può accadere.
Chi era lì sa di aver assistito a qualcosa che non si vede molto spesso: un evento in cui tutti hanno avuto una parte, un divertimento davvero condiviso, una proposta che non accetta compromessi. O resti e ti prendi il sudore, il pogo, le casse distorte, o vai via, no poser. E noi del Bloom eravamo lì per stare.
Valeria Iubatti